Nel 1989, in Romania, in seguito alla rivolta che ha portato alla caduta del regime comunista, molte famiglie sono rimaste senza casa. Da allora molta gente vive in modo assolutamente precario, nella periferie di Bucarest e nelle zone limitrofe.
A Calea Vacaresti, a sud-est della capitale, nel 1998 quattro famiglie hanno costruito delle baracche di mattoni, cartoni e plastica tra le rovine di una grande fabbrica metallurgica, in mezzo al bacino prosciugato di un lago artificiale realizzato durante la dittatura di Ceausescu.
Calea Vacaresti è un luogo sicuro per nascondersi dalla polizia -che regolarmente, ogni primavera, giunge per demolire le baracche e “bonificare” la zona. La popolazione è tutta analfabeta, non è registrata all’anagrafe, non può ottenere un lavoro. Non hanno cittadinanza, non hanno diritti, di fatto “non esistono”.
Il loro unico mezzo di sostentamento, la loro unica possibilita’ di sopravvivere, è scavare il letto del lago disseccato alla ricerca di pezzi di acciaio, rame e alluminio da rivendere nei mercatini o ai demolitori di auto. Durante l’inverno, con una temperatura che arriva a meno 20 gradi, è impossibile scavare il terreno congelato. L’unica, estrema risorsa è cercare qualcosa di commestibile o di rivendibile tra i rifiuti, oltre a qualcosa di combustibile per sopravvivere al freddo glaciale. Il fumo di gomma e plastica bruciata invade le baracche, creando un ambiente ancora meno salutare e vivibile.
Cocalari. “Iron people”. Ediz. italiana e inglese. D’Amato Alfredo, 2010, Postcart